venerdì 13 novembre 2015

LA TERRA CHE NON C'ERA DI GIULIO ALFIERI - 2A PARTE

IN MARCIA VERSO SUD
DA LITTORIA A TERRACINA E A S. FELICE CIRCEO
(2.a parte: I primi Ferraresi e il giorno di S. Martino 1933)
Stazione di Ferrara, sera del 10 novembre 1933.
Sui binari è pronto un convoglio speciale, destinazione Sezze Romano, Agro Pontino. Viaggio notturno “no stop”.
Locomotore a vapore, vari carri merce per il trasporto delle masserizie, tre vagoni “littorina” con sedili e schienali in legno, a file contrapposte.
Dentro i vagoni, in attesa di partire, 15 famiglie della provincia di Ferrara, 140 persone.
Li accompagna un sindacalista dell’Unione dei Sindacati fascisti dell’Agricoltura di Ferrara, è lui il capogruppo.
Ha in mano i biglietti cumulativi, ogni Comune ha anticipato il costo del viaggio delle “proprie” famiglie. Ordine del Prefetto. Poi l’Opera Nazionale Combattenti rimborserà.
Si procede all'appello, ci sono tutti.
Nelle orecchie i discorsi ufficiali delle Autorità, appena conclusi. Sono ancora lì, oltre il finestrino, che aspettano la partenza del convoglio. Sorridono, salutano, fascistamente e non. Sembrano fieri di quell'evento.
I bambini, nei vagoni, con il viso impiastricciato di caramelle, cioccolatini, dolcetti distribuiti per l’occasione dalle Dame di Carità, le signore della “Ferrara bene” che tra una canasta e un bridge si ricordano via via dei poveri. La coscienza a posto, prima di tutto.
Il sindacalista si rimette in tasca l’elenco, si sporge dal finestrino, fa un cenno d’assenso.
Il fischio del Capostazione rompe l’aria, oltre il vociare. Cade improvviso il silenzio. Le ruote del treno lentamente si mettono in movimento, acquistano velocità, il carbonista dà giù di pala per aggiungere carbone nella caldaia.
Saluti, sventolano i fazzoletti, gagliardetti in alto, “ehia ehia …” …
Il treno si fa un punto lontano, esce dalla stazione, scompare alla vista.
Il viaggio di S.Martino, che i ferraresi continuano a tramandare da una generazione all'altra, è iniziato …
Non era stato facile per Italo Balbo, il capo incontrastato di Ferrara, il quadrumviro della Marcia su Roma, il trasvolatore da Orbetello a Rio de Janeiro, l’eroe fresco dell’impresa di sorvolare l’Atlantico da Roma a Chicago e ritorno.
Ferrara era stata esclusa dalle province autorizzate a inviare coloni in Pontino.
Solo Veneti, e all’inizio nemmeno da tutte le province, comprese Udine e Pordenone.
Ma anche a Ferrara la miseria e la disoccupazione erano più nere della notte. Anche discriminazioni odiose su chi far lavorare, restava pur sempre una delle patrie delle Leghe contadine, delle Cooperative, del sindacalismo bracciantile socialista, delle Case del Popolo, quel tessuto di lotte e rivendicazioni che le squadracce fasciste avevano spazzato via.
Ma i Ferraresi non erano gente disposta al silenzio. Manifestazioni continue, si reclamava il lavoro. Comprese le donne, capaci di scendere in piazza da sole, quelle incinte in prima fila.
C’era stato qualche “contentino”, ma episodico.
A gennaio di quel 1933 la famiglia CANELLA LUIGI, da Codigoro, era stata trasferita in Pontino, podere 1374. E a ottobre erano giunte le famiglie di VIADANA SINESIO, da Ro (non da Guarda Ferrarese, come mi dice Viadana, un discendente), podere 1583, e di PENAZZI ALBERTO, da Ostellato, al podere 563.
Spetta dunque a loro la “palma” dei primi, indubitabilmente.
Ma quei trasferimenti non erano ancora il frutto della decisione politica di “aprire” ufficialmente ai Ferraresi. Sul piano storico più generale, è quel viaggio nella notte tra il 10 e 11 novembre ’33 che segna l’inizio della colonizzazione ferrarese.
Alla fine dunque il regime cedette, troppo forte la preoccupazione per l’ordine pubblico in una terra, anch'essa come le altre, sempre in procinto di esplodere. E poi diventava complicato dire no a Italo Balbo, all'eroe.
Ferrara, la Romagna, l’Adriatico, Ancona. Poi il treno si dirige a sudovest, c’è da attraversare l’Appennino centrale, in terra di Etruria. All'alba ecco Roma, nuova fermata tecnica, ma non si può scendere dal treno. Vietato. Ordine tassativo. Chi partiva doveva arrivare, niente di rischi di sparizioni. 
Alle 9 il convoglio entra con tre fischi di vapore nella stazione di Sezze, l’arrivo.
11 novembre 1933. Giorno di S. Martino.
Le prime 15 famiglie ferraresi mettono piede in Agro Pontino.
Chi erano?
Non si conosceva (o comunque non mi sono note pubblicazioni al riguardo) l’elenco dei componenti di quel primo scaglione.
Questo che presento è quindi una novità assoluta, un’altra novità storica frutto della ricerca di ricostruzione.
Così come l’elenco dei tre scaglioni successivi, uno dopo l’altro il 12, 13 e 14 novembre.
Anche dalle date in rapida successione si intuisce che dall’episodicità si era ormai passati alla programmazione.
Soprattutto da Mesola il 1° scaglione, da Codigoro il secondo, da Copparo il terzo, da Berra il quarto scaglione.
Ce ne fu un quinto, quell'anno, il 27 dicembre, soprattutto da Massafiscaglia e da Ferrara.
In totale circa 70 famiglie, 6-700 persone, in quel ’33.
I Ferraresi sono scesi dal treno. Si stanno rifocillando dopo il lungo viaggio. Provvede l’ONC, come per il latte ai più piccoli.
Fuori sono pronti gli autocarri che trasporteranno le famiglie nei poderi assegnati, in quella stessa giornata. Ripartiranno subito, gli autocarri. Dovranno sbrigarsela da soli, i coloni, in mezzo a un deserto di terra vergine ancora umida e senza un albero …
L’appello. E l’indicazione del podere. Qualcuno con un megafono inizia a chiamare …
BARALDI GIUSEPPE, da Poggio Renatico, podere 1315
BELLACHIOMA NICOLA, da Mesola, podere 1491
BELLINI ORESTE, da Mesola, 1263
BELLINI MARCELLO, da Mesola, 1308
BONAZZI FRANCESCO, da Bondeno, 1293 [pubblico la foto, ringraziando l’amica Emanuela Caradonna per avermela inviata]
BUTTINI ANGELO, da Mesola, 1306
FARAOLFI ANTONIO, da Mesola, 1271
FERRONI GUELFO, da Mesola, 1270
FORZATTI FRANCESCO, da Mesola, 1280
FORZATTI CORRADO, da Mesola, 1282 [pubblico la foto anche di questa famiglia]
MARZOLA ANTONIO, da Mesola, 1266
MASSARENTI PRIMO, da Mezzogoro, podere 1234
SALVAGNI PRIMO, da Mesola, 1240
TRAPPELLA AUGUSTO, da Mesola, 1310
ZAMPOLLO ALESSANDRO, da Mesola, 1273
Ma dove erano arrivati?
A Pontinia! Potrebbe rispondere qualcuno.
No e sì Emoticon smile Pontinia non esisteva ancora, sarà inaugurata il 18 dicembre 1935.
Sulle terre che poi entreranno a far parte del Comune di Pontinia, invece, sì. Quasi tutti.
Pontinia, Borgo Pasubio allora in costruzione, qualcuno a Borgo Faiti …
Ma in quel momento si trovavano nel Comune di Sezze, che provvide alle registrazioni.
Così che quando l’anagrafe comunale di Pontinia iniziò ad operare, per tutti quei coloni venne apposta la dizione (molto burocratica ma ineccepibile) “famiglia proveniente da Sezze” Emoticon smile
Rischiava di sparire, con un tratto di penna, uno dei fatti storici decisivi della colonizzazione pontina: l’insediamento di centinaia e centinaia di famiglie da Ferrara lungo tutta l’area che arriva fino a Terracina (Borgo Hermada) e al Circeo (S. Felice), passando per tutti i borghi e le città che si incontrano da est a ovest attraversando il Pontino, la prima comunità non Veneta a prendere possesso dei poderi dell’Opera Nazionale Combattenti!
Da quel momento l’Agro Pontino diveniva definitivamente un coacervo di culture e tradizioni molto diverse, compresa quelle autoctone, destinate a fondersi, innervarsi fino a crearne un’altra, nuova, originale, che è uno dei tratti peculiari di quell'unica comunità che oggi chiamiamo pontina.
Trovate sulla pagina “Giulio Alfieri” gli elenchi completi dei coloni arrivati nei giorni successivi. Guardateli.
A richiesta, come sempre, informazioni sulle famiglie e la documentazione conservata.
Pubblico, come prima foto, un particolare dello splendido “trompe l’oeil” che decora parte degli intonaci del Museo delle Migrazioni a Belluno, presso la sede dell’Associazione dei Bellunesi nel Mondo.
Ne pubblico anche altre, ciascuna di altissimo valore storico e civile.
E do spazio particolare a foto di donne colone e migranti: dedicherò un approfondimento al ruolo e alla condizione delle donne in Agro Pontino al tempo del fascismo, argomento a volte un po’ trascurato.
Per il libro “La terra che non c’era” invito chi desideri averne una copia autografata a …. non impigrirsi Emoticon smile siamo agli sgoccioli di questa 1.a edizione. L’offerta è quella per fb, 15 euro, zero spese di spedizione. Si paga con bonifico. Chiedetela su questa pagina o a me su messenger.
Si possono autografare anche alcune delle copie su amazon, se cliccate qui:
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Tra le foto, una frase illuminante di Italo Calvino sul valore della memoria. L'ultima, volutamente, è dedicata ad Albert Einstein.

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